Il diabete crocevia della cronicità

diRiccardo Candido

Serve un approccio multidisciplinare: chi è affetto da diabete va sorvegliato e seguito per diverse malattie che possono essere collegate

Il diabete crocevia della cronicità

(Getty Images)

C’era una volta il diabetologo, l’esperto di glicemia, intento ad analizzare solo l’andamento dei livelli di zucchero nel sangue. C’era una volta e oggi non c’è più perché, di fronte alla sfida della multicronicità, i diabetologi stanno cambiando pelle. Aperti a contaminazioni con altre specialità, sono diventati i guardiani delle interazioni che si verificano quando più malattie croniche si sovrappongono, pronti a dare il loro contributo all’esigenza di salute di milioni di cittadini. Le persone con diabete, sempre più spesso, presentano altre patologie o complicanze concomitanti: malattie cardiovascolari, renali, polmonari, obesità, neoplasie, depressione e demenza.

Il pericoloso mix multi-patologico che ne consegue, determina peggiore qualità di vita, più mortalità, frammentazione e ridondanza dei percorsi di cura e minore probabilità di trovare risposte ai propri bisogni di salute. Le cronicità, inoltre, richiedono notevoli risorse, continuità assistenziale, cure a lungo termine e integrazione tra i servizi sanitari, sia in senso multidisciplinare e multiprofessionale che tra ospedale e territorio. In questo scenario, il diabete è diventato una sorta di crocevia dove si intersecano molteplici patologie e gli specialisti del diabete hanno l’opportunità di essere coloro che dirigono il traffico di questo incrocio, evolvendo nella direzione di manager della multicronicità. Molti lo stanno già facendo.

Ciò che rende sostanziale il loro contributo al benessere della persona con diabete non è più solo il controllo della glicemia ma il monitoraggio e l’allerta sulle gravi complicanze e comorbilità a cui il diabete dà origine. I diabetologi hanno abbattuto i confini che li separavano da cardiologi, nefrologi, oculisti, pneumologi, neurologi, sapendo indirizzare a ciascuno di loro, per un consulto o la presa in cura, i pazienti che ne hanno bisogno sulla base della complicanza o della cronicità prevalente. L’attuale riorganizzazione dell’assistenza, quindi, non può prescindere da questo esercito di «watchman» della multicronicità, prezioso punto di riferimento dei pazienti, che non dovrebbero peregrinare da uno specialista all’altro, senza coordinamento e con il rischio di errori e scarsa aderenza alle terapie.

È anche grazie allo sforzo di rinnovamento di questi professionisti che potremo passare dal disease management all’health management, puntando in modo decisivo sulla prevenzione. L’obiettivo finale è realizzare la cosiddetta Value Based Medicine: una medicina efficace e sostenibile, in grado di conciliare i costi dell’innovazione con l’accesso alle cure e capace di sintonizzare le linee guida scientifiche sugli effettivi bisogni e valori del singolo paziente e della comunità in cui vive.

* Presidente Associazione Medici Diabetologi (Amd)

4 marzo 2024 ( modifica il 4 marzo 2024 | 16:34)